Percorsi di Crescita ha avuto l’onore di intervistare la Prof.ssa Lucia Lolli, Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico Statale Ignazio Vian Bracciano, per esplorare temi fondamentali legati all’identità di genere, all’educazione sessuale e alla comunicazione con le nuove generazioni. L’intervista offre uno sguardo approfondito sulle sfide e le aspirazioni della scuola nel supportare gli studenti in un percorso di crescita consapevole e inclusivo.
Quali motivazioni vi hanno spinto a partecipare al progetto “e tu di che genere sei”?
La disforia di genere è sicuramente qualcosa con cui i nostri studenti si stanno confrontando, che noi abbiamo accolto attivando la carriera Alias, però è una complessità che sicuramente ha richiesto un intervento più massiccio, più decisivo. Perciò davanti alla proposta di parlare di genere ho ritenuto che fornire ai docenti, agli studenti e alle famiglie gli strumenti per affrontare con serenità il percorso dell’identità di genere o del genere in generale fosse un’occasione da non perdere assolutamente.
Cosa vi aspettate dalle attività previste dal progetto?
Io mi aspetto intanto a quello che Percorsi di Crescita sa fare bene ed è garantire il protagonismo attivo dei ragazzi, quindi un percorso che li coinvolga, li faccia sentire parte importante e che restituisca ai ragazzi la centralità che troppo spesso le attività didattiche gli negano. Quindi un protagonismo attivo e anche un percorso di consapevolezza.
Qual è il modo più appropriato per interagire e comunicare con le nuove generazioni?
Questa è una bella domanda! È per questo che noi abbiamo pensato di realizzare l’aula podcast e una postazione radio web d’istituto, abbiamo creato un’aula immersiva. Queste sono le nuove tecnologie alle quali loro si avvicinano, più e meglio di noi devo dire. È importante però offrire loro gli strumenti che meglio conoscono per esprimersi nella loro complessità e anche nelle loro competenze… che devo dire espresso abbiamo.
Come vivono secondo lei i ragazzi di oggi la loro identità di genere?
La vivono con grande difficoltà, soprattutto quando non rispecchiano il genere femminile o il genere maschile. Io ho parlato con tanti ragazzi, quindi so che c’è un percorso doloroso, un po’ forse condizionato dalla paura di affrontare l’argomento in famiglia ma anche un percorso personale difficile.
Un ragazzo trans mi ha detto “è terribile la mattina svegliarsi, guardarsi allo specchio e non riconoscersi”. Quindi in loro c’è un dolore ed una sofferenza incredibili.
Sono ragazzi seguiti dal SAIFIP quindi comunque c’è molta attenzione, però poi noi quotidianamente gestiamo le loro paure e il loro doversi relazionare agli altri, il dover stare in mezzo agli altri e sentirsi accettati per quello che loro si percepiscono. È veramente un percorso difficile per questi ragazzi che io ritengo debba essere assolutamente accompagnato senza alcun giudizio da parte di nessuno.
Pensa che sia importante l’educazione sessuale a scuola?
Assolutamente sì. Del resto anche in questo devo dire il nostro territorio è un territorio attivo e ben organizzato perché già i ragazzi della terza della scuola secondaria di primo grado vengono accompagnati dai docenti in un percorso di conoscenza al consultorio e (io sono stata dirigente anche del comprensivo) abbiamo voluto che fisicamente andassero al consultorio perché conoscessero il luogo a cui fare riferimento in caso di bisogno, in caso di necessità, di dubbi. Quindi sicuramente sì. Tanto più che abbiamo una società che fa del corpo spesso un oggetto e che dà una percezione della sessualità assolutamente distorta, assolutamente negativa, che va invece rimessa all’interno di un sistema valoriale e soprattutto di sentimento che cerchiamo di fargli riscoprire.
Millennial versus generazione Z, quali differenze ha notato?
A parte quelle anagrafiche, è l’approccio alla comunicazione. È una comunicazione che noi a volte fatichiamo a comprendere per gli slang e un gergo che a volte ci sfugge e che quindi ci trova impreparati.
È una comunicazione che passa poco dalle parole, molto più dalla gestualità, dal linguaggio del corpo, quindi è una modalità comunicativa che noi non sempre cogliamo ed è una diversità.
Io in questo sono un po’ in disaccordo con molti che sostengono che c’è un rilassamento, che questi questi ragazzi sono… siamo sempre stati diversi, anche noi eravamo diversi per i nostri genitori e per i nostri nonni. È una modalità comunicativa che noi cerchiamo di inseguire che non ci è proprio congeniale ma che ritengo dobbiamo imparare a conoscere per trovare il terreno d’incontro. Dobbiamo noi insegnare la nostra modalità comunicativa fatta di parole fatta di anche un bell’ eloquio che non guasta e però imparare a capire e a gestire, perché no, quelli che sono i loro canali comunicativi magari educandoli ad uso consapevole.
L’intervista con la Prof.ssa Lucia Lolli ha fornito un’analisi approfondita delle sfide affrontate dagli studenti nel percorso dell’identità di genere. Il progetto di Percorsi di Crescita si propone di garantire un protagonismo attivo, consapevolezza e inclusività nelle attività didattiche, superando le sfide comunicative con approcci innovativI. L’Associazione ringrazia la Prof.ssa Lolli per la sua partecipazione preziosa e per condividere prospettive illuminanti su come educare e sostenere le nuove generazioni in un mondo in costante evoluzione.